IMMAGINI SOVRANE

Immagini sovrane
Ritratti fotografici e autografi (XIX-XX secolo)
Nonostante tutte le innovazioni che si sono sviluppate, sin dal suo inizio, il soggetto della
fotografia ha continuato a essere spesso associato alla rappresentazione delle persone. In A Short
History of Photography (1931), Walter Benjamin notava: «La rinuncia alla figura umana è la più
difficile di tutte le cose per la fotografia». La Fondazione Emanuele Cacherano di Bricherasio
dispone di un significativo patrimonio di opere fotografiche, raffiguranti fra le altre rilevanti
personalità dell’ambiente ecclesiastico e curiale del Novecento: espressione degli storici rapporti
di contatto fra la Fondazione e il contesto delle istituzioni, in particolare clericali. È oggi
opportuno darne una visione completa al pubblico, anche per esibire il valore del retaggio risalente
della stessa Fondazione, mostrando le figurazioni rese da alcuni fotografi ufficiali dei pontefici,
in particolare il poliedrico Giuseppe Felici (1839-1923).
Pare utile affiancare a tali immagini quelle espresse da raccolte private che interessano la fine del
XIX secolo e il XX, spingendosi sino a una istantanea del 2017. Si sono distinte alcune
rappresentazioni – tanto ritratti autografati, quanto alcuni scatti privati – appartenenti a esponenti
della Casa reale italiana, da Umberto I sino a Maria José nel 1946. Nel solco dell’attenzione verso
l’identità infantile, adesa allo statuto della Fondazione, si segnalano gli scatti di Elena Petrović-
Njegoš (1873-1952), autrice dei negativi di due carte stampate e il ritratto eseguito da Eva Barrett
(1879-1950). In voluto parallelo verrà posta in vetrina anche Mezdê: ripresa della realtà famigliare
contadina dei primi del Novecento, secondo il dettato della riflessione umana e sociale seguita da
Emanuele Cacherano di Bricherasio e dalla cerchia di artisti e letterati del suo ambito. Mezdê si
deve all’obiettivo di Tullo Padovani (1873-1917), membro della compagine riformista del suo
tempo.
Alla congerie del concetto al titolo – ossia la sovranità espressa dalla stessa immagine – si
uniscono anche gli autografi del premier William Ewart Gladstone, sensibile alle vicende del
Risorgimento italiano; e di Henriette de Vendôme, nata principessa del Belgio, socialite della
Belle Époque parigina. Autori ne sono Herbert Rose Barraud (1845-1896) e uno degli esponenti
della famiglia Günther, importanti fotografi ritrattisti europei. Voluta l’attenzione verso la figura
femminile. Non solo in un contesto sociale elevato, ma soprattutto per il ruolo della donna dietro
la macchina fotografica. Oltre a Elena Petrović-Njegoš e a Eva Barrett si evidenziano fra le artiste,
Hélène de Mrozovski (1892-1941) e Ghitta Carell Klein (1899-1972) – cui si devono più
istantanee. Originarie, la prima e le ultime due, della Europa orientale e, nel caso della Carell, di
provenienza israelita. Tale antologia non è casuale. Intende fare riflettere lo spettatore sul
significato di eguaglianza: né differenze geografiche, né religiose e culturali, né sessuali, limitano
o divergono l’estremo valore del prodotto di una artista.
Il totale dei positivi esibiti oltrepassa la ventina, esponendo fra gli autori il pioniere Luigi
Montabone (m. 1877); il pittore e fotografo Emilio Sommariva (1883-1956); ed esiti del
laboratorio di rilevanti maestri italiani: i Bettini (Livorno), i D’Alessandri (Roma), i Gregori
(Piacenza), Guigoni e Bossi (Milano), Vianelli (Venezia). Ulteriore spessore dell’ambito
espositivo è dato da due abiti femminili contestuali al quadro della sembianza femminile e dalla
rassegna di quattro macchine fotografiche portatili, riandanti ai primi Novecento, appartenute allo
stesso Tullo Padovani. Due dettagli che ricondurranno materialmente i visitatori dall’esito al
processore e alla stessa personalizzazione della fotografia. A concludere la vetrina un parallelo,
che interroga l’ospite sul carattere significativo del ritratto fotografico. Una giovane riprodotta da
Hélène de Mrozovski, posta nella grazia dell’eleganza aristocratica, e di riflesso Charlotte
Casiraghi, che nell’autografo del 2017 si mostra nello stile della top model.