CASTAGNATA 2023

Nell’attesa delle prossime festività, la Fondazione ora si presenta così:
Immagini sovrane
Ritratti fotografici e autografi (XIX-XX secolo)
Nonostante tutte le innovazioni che si sono sviluppate, sin dal suo inizio, il soggetto della
fotografia ha continuato a essere spesso associato alla rappresentazione delle persone. In A Short
History of Photography (1931), Walter Benjamin notava: «La rinuncia alla figura umana è la più
difficile di tutte le cose per la fotografia». La Fondazione Emanuele Cacherano di Bricherasio
dispone di un significativo patrimonio di opere fotografiche, raffiguranti fra le altre rilevanti
personalità dell’ambiente ecclesiastico e curiale del Novecento: espressione degli storici rapporti
di contatto fra la Fondazione e il contesto delle istituzioni, in particolare clericali. È oggi
opportuno darne una visione completa al pubblico, anche per esibire il valore del retaggio risalente
della stessa Fondazione, mostrando le figurazioni rese da alcuni fotografi ufficiali dei pontefici,
in particolare il poliedrico Giuseppe Felici (1839-1923).
Pare utile affiancare a tali immagini quelle espresse da raccolte private che interessano la fine del
XIX secolo e il XX, spingendosi sino a una istantanea del 2017. Si sono distinte alcune
rappresentazioni – tanto ritratti autografati, quanto alcuni scatti privati – appartenenti a esponenti
della Casa reale italiana, da Umberto I sino a Maria José nel 1946. Nel solco dell’attenzione verso
l’identità infantile, adesa allo statuto della Fondazione, si segnalano gli scatti di Elena Petrović-
Njegoš (1873-1952), autrice dei negativi di due carte stampate e il ritratto eseguito da Eva Barrett
(1879-1950). In voluto parallelo verrà posta in vetrina anche Mezdê: ripresa della realtà famigliare
contadina dei primi del Novecento, secondo il dettato della riflessione umana e sociale seguita da
Emanuele Cacherano di Bricherasio e dalla cerchia di artisti e letterati del suo ambito. Mezdê si
deve all’obiettivo di Tullo Padovani (1873-1917), membro della compagine riformista del suo
tempo.
Alla congerie del concetto al titolo – ossia la sovranità espressa dalla stessa immagine – si
uniscono anche gli autografi del premier William Ewart Gladstone, sensibile alle vicende del
Risorgimento italiano; e di Henriette de Vendôme, nata principessa del Belgio, socialite della
Belle Époque parigina. Autori ne sono Herbert Rose Barraud (1845-1896) e uno degli esponenti
della famiglia Günther, importanti fotografi ritrattisti europei. Voluta l’attenzione verso la figura
femminile. Non solo in un contesto sociale elevato, ma soprattutto per il ruolo della donna dietro
la macchina fotografica. Oltre a Elena Petrović-Njegoš e a Eva Barrett si evidenziano fra le artiste,
Hélène de Mrozovski (1892-1941) e Ghitta Carell Klein (1899-1972) – cui si devono più
istantanee. Originarie, la prima e le ultime due, della Europa orientale e, nel caso della Carell, di
provenienza israelita. Tale antologia non è casuale. Intende fare riflettere lo spettatore sul
significato di eguaglianza: né differenze geografiche, né religiose e culturali, né sessuali, limitano
o divergono l’estremo valore del prodotto di una artista.
Il totale dei positivi esibiti oltrepassa la ventina, esponendo fra gli autori il pioniere Luigi
Montabone (m. 1877); il pittore e fotografo Emilio Sommariva (1883-1956); ed esiti del
laboratorio di rilevanti maestri italiani: i Bettini (Livorno), i D’Alessandri (Roma), i Gregori
(Piacenza), Guigoni e Bossi (Milano), Vianelli (Venezia). Ulteriore spessore dell’ambito
espositivo è dato da due abiti femminili contestuali al quadro della sembianza femminile e dalla
rassegna di quattro macchine fotografiche portatili, riandanti ai primi Novecento, appartenute allo
stesso Tullo Padovani. Due dettagli che ricondurranno materialmente i visitatori dall’esito al
processore e alla stessa personalizzazione della fotografia. A concludere la vetrina un parallelo,
che interroga l’ospite sul carattere significativo del ritratto fotografico. Una giovane riprodotta da
Hélène de Mrozovski, posta nella grazia dell’eleganza aristocratica, e di riflesso Charlotte
Casiraghi, che nell’autografo del 2017 si mostra nello stile della top model.
Una grande serata per…stare insieme…guardare le stelle…sognare, apprendere VIVERE !
«Studi Piemontesi», L, II, 2021. Nella sezione Notizie e asterischi, trovate a p. 708 la relazione di Chiara Fabiola Prina
Plastica dell’infanzia. Esposizione di gruppi bronzei di Leonardo Bistolfi e Eugenio Pellini alla Fondazione “Emanuele Cacherano di Bricherasio” Il 3 ottobre a Morzano di Roppolo (BI) sono stati esposti tre piccoli gruppi bronzei, appartenenti alla collezione privata di un imprenditore milanese: il Terzetto (1889) di Leonardo Bistolfi (1859-1933) e due eloquenti figure di fanciulli – una ragazzina e un bimbo – opera di Eugenio Pellini (1869-1934). La fattura della piccola raccolta, appartenente a due diverse mani, risale al periodo 1889-1910 circa, ed è accomunata dal medesimo alone sociale e culturale che permeava lo stile giovanile di Bistolfi e Pellini – colleghi e competitori – all’interno del periodo cosiddetto “scapigliato” dei due autori. La vetrina è stata esibita in presenza presso l’arena della Fondazione “Emanuele Cacherano di Bricherasio”, avvalendosi del patrocinio del Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis. L’istituto di Morzano, fondato con fini didattici nel 1908 da Eleonora Massel di Caresana in memoria del nipote Emanuele da poco scomparso, fu eretto in ente morale nel 1914 da Sofia Cacherano di Bricherasio, sorella del conte. Grazie all’impegno dell’attuale presidenza e del Consiglio amministrativo, la Fondazione promuove oggi attività formative e didattiche, artistiche, culturali e socio culturali, collegate al valore del territorio e dell’ambiente, del paesaggio agricolo-umano e del riguardo all’artigianato storico e manifatturiero. Nella circostanza, il presidente Maurizio Aiassa ha presentato agli ospiti il direttore scientifico della Fondazione, designato nel corso dei mesi precedenti: Giorgio Federico Siboni (Università degli Studi di Milano), socio e collaboratore del Centro Studi Piemontesi. A Siboni si è dovuto un contributo introduttivo sulla figura di Emanuele Cacherano di Bricherasio (1869-1904). Il conte – discendente da una delle più cospicue famiglie della aristocrazia subalpina – si pose in dimestichezza con studi di sociologia e approfondimenti culturali. Negli anni divenne amico e interlocutore di Leonardo Bistolfi e di Edmondo De Amicis. Primissimo protagonista della cerchia di appassionati e pionieri dell’industria motoristica, promosse la costituzione in Italia dell’Automobile Club e partecipò quindi alle prime iniziative di diffusione tecnica e sportiva dei nuovi mezzi di trasporto. Nell’ottobre 1898 fu tra i propugnatori della società Ceirano e, come noto, nel luglio dell’anno successivo, fu il promotore della società FIAT, di cui fu primo vicepresidente, creando personalmente il collegamento fra la nascente attività industriale e gli ambienti della finanza e della buona aristocrazia torinese. All’apporto di Giulia Baratta, giovane storica e critica artistica genovese, il pubblico è stato debitore della approfondita riflessione sulle opere esibite. Giulia Baratta ha evidenziato, con puntualità da specialista, come le tre esecuzioni risentano in modo palese dell’evoluzione del linguaggio plastico italiano della seconda metà dell’Ottocento. Animati da un dettato oltremodo vibrante, insieme preciso e “pittorico”, i tre rilievi si concentrano sulle pose tutt’altro che facili, oltreché sulle espressioni effettive e proprie dei protagonisti, lasciandosi andare allo stile e al piacere del dettaglio effigiato con gusto. Alla esposizione sono seguiti la bella rassegna di alcuni lavori pittorici di paesaggisti del territorio e il rinfresco nel salone dell’edificio principale della Fondazione. Fra i sostenitori dell’evento comparivano anche il Mauto – Museo dell’Automobile Torino e il R.a.c.i. – Registro Ancetrés Club Italia. Con la presidenza e il Consiglio della Fondazione c’è per il futuro l’intento di approfondire, sulla scorta dello studio di più voci, tanto aspetti prosopografici dei Cacherano di Bricherasio, quanto di affidare alle cure di Giorgio Federico Siboni ulteriori ricerche sull’esperienza biografica del conte Emanuele.
Chiara Fabiola Prina
Sabato 3 aprile alle ore 20 presso la Chiesa della Fondazione Bricherasio la suggestiva celebrazione del rito dell’accensione del fuoco ed il passaggio dal buio alla luce della Resurrezione: la Santa Messa di Pasqua con l’accensione del fuoco. Emozionante e coinvolgente funzione grazie ai Padri della Casa di Nazareth che hanno celebrato la liturgia. L’occasione è gradita per inviare i migliori auguri di Buona Santa Pasqua di resurrezione e per i giorni a venire a tutti gli amici e visitatori ed alle loro famiglie da parte della Fondazione Emanuele Cacherano di Bricherasio.
La Fondazione Emanuele Cacherano di Bricherasio augura Buona Pasqua, invitandovi a restare collegati ….ottime notizie in arrivo !
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